Intelligenza Artificiale: l’inventore del futuro?

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Negli ultimi anni l’Intelligenza Artificiale ha fatto passi da gigante nel campo della creatività e della produzione di invenzioni, aprendo un nuovo scenario nell’ambito della proprietà intellettuale. Infatti, mentre in passato l’inventore era colui che creava un ponte tra ciò che esisteva e ciò che ancora doveva essere inventato, oggi ha un nuovo concorrente: l’Intelligenza Artificiale.

Questa tecnologia è capace di apprendere da un set di dati e di conoscenze e di creare immagini, testi, video e soluzioni tecniche partendo da quel set di dati. Tuttavia, nemmeno chi programma l’Intelligenza Artificiale è in grado di prevedere fino in fondo quale risultato riporterà questa macchina creativa. In questo scenario, i pensatori del nostro tempo mettono in guardia sull’importanza di non perdere la capacità di anticipare gli effetti del nostro agire, per non perdere il senso della storia, dove il passato si traduce nel superato e il futuro semplicemente nel perfezionamento di un risultato.

In questo contesto, diventa fondamentale definire chi sia l’inventore e come valorizzare la capacità dell’uomo di porsi uno scopo e risolvere un problema tecnico. Infatti, il diritto riconosce l’invenzione anche se l’inventore non ha fatto alcuno sforzo o se l’invenzione è stata frutto del caso, purché l’uomo sia in grado di cogliere la portata non banale di quella soluzione, nell’ottica di risolvere un problema tecnico.

Le invenzioni create con l’ausilio dell’Intelligenza Artificiale sono effettivamente una soluzione trovata per caso o per un colpo di fortuna, ma è ancora l’inventore che si pone il problema tecnico, che sceglie cosa far studiare a questa Intelligenza Artificiale, che seleziona, tra i risultati proposti, quello che meglio risolve il suo problema. È l’inventore che si pone il problema e la risoluzione di quel problema è il suo scopo. Finché la macchina non farà questo passo ulteriore, il processo inventivo è ancora sotto la responsabilità dell’uomo.

La questione è stata affrontata anche dall’ufficio statunitense e italiano, che hanno rifiutato di riconoscere la qualifica di inventore a un’Intelligenza Artificiale, sul presupposto che il nostro attuale sistema legislativo qualifica come inventore soltanto una persona fisica. Inoltre, secondo la definizione di invenzione secondo il diritto, “la soluzione tecnica ad un problema tecnico”, per non riconoscere l’Intelligenza Artificiale come inventore sarebbe necessario trovare una giustificazione più convincente.

In ogni caso, il progresso rimane appannaggio dell’uomo, che ha la capacità di porsi uno scopo, di porsi un problema e risolverlo, e la tecnologia è uno strumento al suo servizio, proprio come lo era il fuoco di Prometeo. Non a caso, “Pro – metus” significa colui che riflette prima.

Questa capacità dell’uomo di porsi uno scopo e di affrontare i problemi tecnici è ciò che lo rende unico e insostituibile. L’Intelligenza Artificiale può supportare e migliorare le sue capacità, ma non può sostituirlo. È per questo che il diritto deve riconoscere l’inventore come una persona fisica, che possiede la capacità di creare e innovare.

Inoltre, dobbiamo considerare anche il fatto che l’Intelligenza Artificiale è stata creata dall’uomo e che, quindi, è un’estensione della sua creatività. Non possiede una propria coscienza o intelligenza, ma è programmata per eseguire compiti specifici. Non può avere alcun interesse personale o desiderio di divulgare le proprie invenzioni, ma agisce solo in base alle sue istruzioni.

Pertanto, riconoscere l’Intelligenza Artificiale come inventore avrebbe conseguenze negative sulla società e sulla cultura dell’innovazione. Se non si riconosce l’importanza del ruolo dell’uomo nella creazione e innovazione, si rischia di sviluppare una mentalità passiva e di perdere la capacità di affrontare le sfide tecnologiche. Inoltre, se si consentisse alle Intelligenze Artificiali di possedere brevetti, si aprirebbe la strada a un’ulteriore concentrazione del potere economico nelle mani di pochi grandi proprietari di tecnologie, a scapito della concorrenza e dell’innovazione.

È evidente che il diritto deve continuare a riconoscere l’inventore come una persona fisica, che possiede la capacità di creare e innovare. L’Intelligenza Artificiale può supportare e migliorare le sue capacità, ma non può sostituirlo. La creatività e l’ingegnosità dell’uomo sono le principali risorse che abbiamo per affrontare le sfide tecnologiche del futuro e dobbiamo valorizzarle e proteggerle.

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