Cambiare il mondo: le alternative al neoliberismo in Italia

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Se hai letto il libro di Noam Chomsky “Le dieci leggi del potere: Requiem per il sogno americano”, probabilmente ti sei sentito arrabbiato, triste e impotente di fronte alla situazione che ci descrive. Il neoliberismo, questo sistema economico e politico che domina il mondo da decenni, ha creato una diseguaglianza enorme tra ricchi e poveri, ha distrutto l’ambiente, ha scatenato guerre e violenze e ha svuotato di senso la democrazia.

Ti sei chiesto: ma come si fa a cambiare le cose? C’è una speranza per il futuro? C’è un’alternativa al neoliberismo?

La risposta di Chomsky è sì. Non si limita a denunciare i problemi, ma ci invita anche a cercare delle soluzioni alternative, basate sulla cooperazione, sulla solidarietà e sulla democrazia partecipativa. Ci dice che non dobbiamo arrenderci al potere delle élite, ma dobbiamo usare la nostra intelligenza e la nostra coscienza critica per contrastare le ingiustizie e difendere i nostri diritti. Ci dice che non siamo soli, ma ci sono tante persone e movimenti nel mondo che stanno già lottando per un cambiamento positivo. Ci dice che possiamo essere parte di questo cambiamento, se vogliamo.

Ma quali sono queste alternative al neoliberismo? Come possiamo concretamente contribuire a costruirle? In questo articolo voglio provare a darti qualche spunto e qualche esempio, senza la pretesa di essere esaustivo o definitivo. Spero che ti possano essere utili e stimolanti.

Innanzitutto, dobbiamo capire che il neoliberismo non è una legge naturale o inevitabile, ma una scelta politica e ideologica. Il neoliberismo si basa sull’idea che il mercato sia l’unico meccanismo efficiente per regolare l’economia e la società, e che lo Stato debba limitarsi a garantire la sicurezza e l’ordine pubblico. Questa idea è stata imposta con la forza e con la persuasione da parte delle élite economiche e politiche che ne hanno tratto vantaggio, ma non è condivisa da tutti. Anzi, ci sono molte voci critiche e alternative che propongono visioni diverse del mondo e dei rapporti sociali.

Una di queste voci è quella dell’economia sociale e solidale (ESS), un movimento globale che promuove un modello economico basato sui principi della cooperazione, della partecipazione, della sostenibilità e della giustizia sociale. L’ESS si propone di creare delle forme di produzione, distribuzione e consumo alternative a quelle capitalistiche e neoliberiste, che rispondano ai bisogni reali delle persone e delle comunità, nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani. L’ESS comprende una varietà di esperienze concrete, come le cooperative, le banche etiche, i gruppi di acquisto solidale, i mercati locali, le reti di scambio, le monete sociali, le imprese sociali, le organizzazioni non governative ecc.

Un altro esempio di alternativa al neoliberismo è quello dell’ecologia politica, una corrente di pensiero e di azione che mette al centro la questione ambientale come questione sociale e politica. L’ecologia politica critica il modello di sviluppo economico basato sullo sfruttamento delle risorse naturali e sulla crescita illimitata, che ha portato a una crisi climatica senza precedenti e a una perdita di biodiversità e di qualità della vita. Propone, al contrario, un modello di sviluppo sostenibile, che tenga conto dei limiti ecologici del pianeta e delle esigenze delle generazioni future. L’ecologia politica si traduce in una serie di pratiche e di proposte, come il consumo critico, il riciclo, le energie rinnovabili, l’agricoltura biologica, il decrescitismo, il reddito di cittadinanza, la democrazia partecipativa ecc.

Un terzo esempio di alternativa al neoliberismo è quello del movimento per la giustizia globale, un movimento eterogeneo e trasversale che si oppone alle politiche neoliberiste imposte dalle istituzioni internazionali come il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Queste politiche hanno imposto ai paesi in via di sviluppo una serie di misure di austerità e di liberalizzazione che hanno aggravato la povertà, la diseguaglianza e il sottosviluppo. Il movimento per la giustizia globale rivendica invece il diritto dei popoli di decidere autonomamente il proprio modello di sviluppo, nel rispetto della sovranità nazionale e della diversità culturale. È un movimento che si esprime attraverso diverse forme di resistenza e di protesta, come le manifestazioni antiglobalizzazione, le campagne per l’annullamento del debito estero, le lotte contro le multinazionali, le reti di solidarietà internazionale ecc.

Ma cosa significa tutto questo per l’Italia? Come si manifesta il neoliberismo nel nostro paese e quali sono le sue conseguenze? Quali le possibilità di cambiamento e di resistenza che abbiamo come cittadini?

Innanzitutto, dobbiamo dire che il neoliberismo non è un fenomeno uniforme e omogeneo, ma si adatta ai diversi contesti storici e culturali in cui si inserisce. In Italia, il neoliberismo ha avuto una storia particolare, legata alla trasformazione del sistema politico avvenuta negli anni ’90, con la fine della Prima Repubblica e l’avvento di Silvio Berlusconi. Berlusconi è stato il principale esponente del neoliberismo in Italia, con la sua visione imprenditoriale della politica, il suo controllo dei media, la sua alleanza con le forze conservatrici e populiste, la sua opposizione all’Europa e alle sue regole. Berlusconi ha imposto un modello di sviluppo basato sul consumo, sul debito, sulla precarietà, sulla corruzione e sull’evasione fiscale.

Il neoliberismo in Italia ha portato a una serie di problemi sociali ed economici, tra cui:

Una diseguaglianza crescente: secondo i dati dell’Istat, il coefficiente di Gini (la misura globale della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza) in Italia è passato da 0.32 nel 1991 a 0.36 nel 2019, il più alto tra i paesi dell’Unione Europea. Questo significa che la ricchezza si è concentrata nelle mani di una piccola minoranza, mentre la maggior parte della popolazione ha visto diminuire il proprio reddito e il proprio potere d’acquisto. Secondo il rapporto Oxfam del 2020, il 10% più ricco degli italiani possiede il 56% della ricchezza nazionale, mentre il 50% più povero ne possiede solo l’8%. Inoltre, il 20% più ricco degli italiani guadagna sei volte di più del 20% più povero.

Una crisi ambientale: il neoliberismo in Italia ha favorito uno sviluppo economico insostenibile, basato sullo sfruttamento delle risorse naturali e sull’inquinamento. Questo ha causato un grave impatto sull’ambiente, con l’aumento delle emissioni di gas serra, l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, la perdita di biodiversità e la desertificazione. L’Italia è tra i paesi più vulnerabili ai cambiamenti climatici, con fenomeni come l’innalzamento del livello del maree la siccità del Nord.

Anche in Italia le teorie di Chomsky, alternative al neoliberismo, sono già presenti. Ma vanno consolidate. 

L’economia sociale e solidale: in Italia ci sono migliaia di esperienze di economia sociale e solidale, che operano in diversi settori, come l’agricoltura, l’artigianato, i servizi, la cultura, l’educazione ecc. Queste esperienze si basano sui principi della cooperazione, della partecipazione, della sostenibilità e della giustizia sociale. Alcuni esempi sono le cooperative sociali, che offrono lavoro e integrazione a persone svantaggiate, le banche etiche, che finanziano progetti a impatto sociale e ambientale, i gruppi di acquisto solidale, che promuovono un consumo critico e responsabile, le reti di economia solidale, che mettono in contatto produttori e consumatori locali ecc.

L’ecologia politica: in Italia ci sono molti movimenti e partiti che si ispirano all’ecologia politica, che mette al centro la questione ambientale come questione sociale e politica. Questi movimenti e partiti propongono un modello di sviluppo sostenibile, che tenga conto dei limiti ecologici del pianeta e delle esigenze delle generazioni future. Alcune delle loro pratiche e proposte sono il consumo critico, il riciclo, le energie rinnovabili, l’agricoltura biologica, il decrescitismo, il reddito di cittadinanza, la democrazia partecipativa ecc.

Il movimento per la giustizia globale: in Italia ci sono molte organizzazioni e reti che fanno parte del movimento per la giustizia globale, che si oppone alle politiche neoliberiste imposte dalle istituzioni internazionali. Queste organizzazioni e reti rivendicano il diritto dei popoli a decidere autonomamente il proprio modello di sviluppo, nel rispetto della sovranità nazionale e della diversità culturale. Alcune delle loro forme di resistenza e di protesta sono le manifestazioni antiglobalizzazione, le campagne per l’annullamento del debito estero, le lotte contro le multinazionali, le reti di solidarietà internazionale ecc.

Questi esempi di alternative al neoliberismo esistenti in Italia ci mostrano che un altro modo di fare economia e politica è possibile. Non sono modelli perfetti o definitivi, ma sono espressioni di una creatività e di una volontà di cambiamento che ci possono ispirare e motivare. Non dobbiamo pensare che queste alternative siano lontane o irrealizzabili, possiamo cercare di conoscerle meglio e di entrare in contatto con le persone e le organizzazioni che le promuovono. Possiamo anche cercare di applicare questi principi e queste pratiche nella nostra vita quotidiana, nel nostro lavoro, nella nostra famiglia, nella nostra comunità. Possiamo anche cercare di influenzare le decisioni politiche a livello locale, nazionale e internazionale, esercitando il nostro diritto di voto, partecipando ai dibattiti pubblici, aderendo a petizioni e iniziative popolari ecc.

Insomma, possiamo fare molto per cambiare le cose, se vogliamo. Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dal potere delle élite o dalla complessità dei problemi. Dobbiamo invece credere nella nostra capacità di agire e di cooperare con gli altri per costruire un mondo più giusto e sostenibile. Come dice Chomsky: “Se non agiamo ora, non ci sarà un futuro da vivere”.

 

Chomsky identifica dieci principi che regolano il potere delle élite e che minano il sogno americano di una società giusta e democratica. Questi principi sono:

  1. Ridurre la democrazia
  2. Modellare l’ideologia
  3. Ridisegnare l’economia
  4. Spostare il fardello sulle spalle dei poveri e dei deboli
  5. Controllare i media
  6. Dominare il pensiero e la cultura
  7. Mantenere il potere della classe dominante
  8. Contenere i movimenti popolari
  9. Fabbricare il consenso
  10. Marginalizzare la popolazione

se ti interessa saperne di più sul libro di Chomsky puoi guardare questo video che ho intercettato su Youtube.

oppure puoi guardarlo qui

 

 

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